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Visualizzazione dei post da novembre, 2021

MARX E IL PLUSVALORE

 MARX E IL PLUSVALORE  Marx nel saggio intitolato Il capitale (forse la sua opera più importante, pubblicata nel 1867) interpreta il concetto di salario e lavoro la nota teoria del plusvalore. La teoria del plusvalore  Semplificando, il fulcro di questa teoria è che il salario non costituisce il corrispettivo della ricchezza che il lavoratore produce con la sua attività, ma solo la cifra con cui il capitalista compra la sua forza-lavoro, ossia la sua disponibilità a lavorare. Per spiegarci con un linguaggio a noi più viCino, un operaio che riceva un compenso orario di 20 euro, in realtà in tale arco di tempo produce merci per un valore superiore, poniamo di 100 euro: la somma che non gli viene corrisposta (80 euro) viene "intascata' dal datore di lavoro, che provvederà a reinvestirla parzialmente. Il "plusvalore pertanto, designa quel "sovrappiù" di valore che il lavoratore è in grado di realizzare, in un tempo determinato, grazie alla sua attività, ma di cui è

IL MERCATO DEL LAVORO

IL MERCATO DEL LAVORO Cosi come si parla di "mercato della casa" o di "mercato dell'auto" per indicare gli scambi che hanno per oggetto, rispettivamente, i beni immobili e le automobili, allo stesso modo si può parlare di mercato del lavoro per riferirsi agli scambi che hanno per oggetto qualunque forma di prestazione lavorativa. Alla base di questo concetto sta un'altra importante acquisizione della modernità, ovvero la nozione di lavoro salariato.  Per noi può essere un fatto scontato che chi presta la propria opera per una qualsiasi attività riceva in cambio una retribuzione in denaro, che potrà poi spendere, almeno teoricamente, a proprio piacimento. Non sempre, però, è stato così. Lo schiavo antico, ad esempio, appartenendo di fatto al proprietario che l'aveva acquistato, ne dipendeva integralmente, anche per quel che riguardava le condizioni materiali di vita: era il "padrone" a procurargli il cibo, il riparo e ciò che era necessario a so

LA DISOCCUPAZIONE

 LA DISOCCUPAZIONE  Se è facile spiegare che cosa sia il tasso di disoccupazione e calcolarne l'entità, più complesso, paradossalmente, è dire che cosa sia la disoccupazione. In generale, possiamo definirla come la condizione degli individui che, pur essendo idonei a svolgere un'attività lavorativa e desiderosi di lavorare, non trovano un'occupazione. Tuttavia la connotazione negativa che il termine assume in questa definizione (disoccupazione come un male, come un problema) è relativamente recente, e non solo nel caso italiano. La stessa evoluzione semantica, infatti, si riscontra anche in altre  lingue: in inglese, ad esempio, il termine unemployed, che traduciamo con "disoccupato", originariamente designava semplicemente "colui che non lavora", indipendentemente dal fatto che cercasse o meno un'occupazione. Queste oscillazioni di significato sono dovute principalmente a due fattori: primo, il fatto che la disoccupazione come problema sociale è un