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MALINOWKSI ALLE TROBRIAND

MALINOWKSI ALLE TROBRIAND

Come abbiamo già avuto modo di vedere, negli anni della Prima guerra mondiale Malinowski soggiornò a più riprese nelle isole Trobriand, un arcipelago situato al largo delle coste sud-orientali della Nuova Guinea , abitato da una popolazione di papua-melanesiani.

La prima spedizione durò 7 mesi, dall'agosto 1914 al marzo 1915, la seconda e la terza 12 mesi ciascuna (maggio 1915-maggio 1916; ottobre 1917-ottobre 1918). In questo periodo Malinowski imparò la lingua locale e si dedicò all'osservazione della vita sociale degli indigeni in tutti i suoi aspetti, pubblici e privati, materiali e simbolici.

Da quelle osservazioni nacque Argonauti del Pacifico occidentale, pubblicato a Londra nel 1922, un classico dell'antropologia del Novecento. Gran parte del testo è dedicata alla descrizione del kula, un sistema di scambi circolari assai esteso che collegava una trentina di isole e alcune località della terraferma. Nel kula erano scambiati collane e bracciali privi di utilità pratica, secondo regole di reciprocità che fanno capire come questo rituale non fosse primariamente un'attività economica, ma un'istituzione sociale volta a creare e a mantenere rapporti e obblighi reciproci tra persone di società diverse.




LE CARATTERISTICHE DEL CAMPO DEL LAVORO

Fin dalle prime pagine dell'introduzione ad Argonauti del Pacifico occidentale si avverte l'impegno profuso da Malinowski per avvicinare l'antropologia al rigore metodologico delle scienze della natura e, obiettivo legato al precedente, distinguere l'antropologo da missionari, mercanti, funzionari governativi, medici o scrittori attratti dall'esotico, che, negli anni del colonialismo, frequentavano i mari del Sud. Nessun fisico o chimico, scrive Malinowski, si sognerebbe di condurre una ricerca senza fornire un resoconto dettagliato dei metodi seguiti, degli strumenti adoperati e delle condizioni in cui sono state condotte le osservazioni. Allo stesso modo, è opportuno che gli antropologi rendano esplicite le loro procedure e chiariscano le finalità delle loro ricerche. L'antropologo si deve avvicinare agli indigeni con il massimo rispetto per le loro usanze; lungi dal considerarli dei "selvaggi" da civilizzare o convertire, guidati solo dall'istinto, incapaci di ragionamento, feroci e incomprensibili, l'etnologo sa che hanno un modo di pensare coerente e vivono in comunità bene ordinate, governate da leggi.

Questa consapevolezza deriva dalla conoscenza delle opere di quegli autori, come gli antropologi Edward uylor ( 1832-1917) e Lewis Morgan ( 1818-1881) e lo psicologo Wilhelm Wundt (1832-1920, autore dell'opera Psicologia dei popoli, 1900-1920), che, scoprendo l'organizzazione sociale dei "primitivi", hanno posto le basi dell'etnografia scientifica.

I principi metodologici dell'etnologia possono essere riuniti in 3 categorie principali: in primo luogo, lo studioso deve avere un obiettivo scientifico ben preciso;

secondariamente, deve individuare condizioni appropriate per il proprio lavoro;

Infine, deve applicare metodi adeguati di raccolta, elaborazione e sintesi dei dati. L'obiettivo scientifico a cui fa riferimento Malinowski è l'analisi dell'organizzazione sociale degli indigeni, vista come un tutto in cui ogni parte ha la propria funzione; la condizione più appropriata è la vita a stretto contatto con gli indigeni, fino ad arrivare a condividere e seguire con passione i piccoli eventi della loro vita quotidiana: l'orticoltura, i pasti, gli scherzi, le liti, le malattie, i riti magici.

Sui colloqui con gli informatori, che sono il secondo metodo di raccolta delle informazioni dopo l'osservazione diretta di cui abbiamo già detto, Malinowski fa due raccomandazioni: imparare la lingua locale e adeguare le domande alla mentalità degli indigeni. Egli suggerisce di evitare domande su temi astratti e generali, come la giustizia o la punizione dei reati, preferendo l'analisi di casi concreti, immaginari o meglio ancora reali, che stimoleranno l'indigeno a esprimere la sua opinione e a fornire abbondanti informazioni. Durante i suoi soggiorni alle Trobriand, Malinowski studiò vari aspetti della vita sociale degli isolani osservandoli direttamente e servendosi della collaborazione di informatori. Gli informatori sono persone molto importanti per la riuscita di un'indagine etnografica: alcune volte è il governo locale a offrire degli specialisti bilingui che svolgono opera di mediazione tra il ricercatore e gli abitanti del luogo, mentre altre volte è lo stesso antropologo ad accorgersi che alcuni uomini sono autentiche miniere di notizie, come capitò a Claude Lévi-Strauss con un giovane bororo (popolazione del Brasile) che parlava il portoghese e che gli spiegò tutti gli aspetti della vita sociale del suo popolo. La testimonianza dell'informatore, tuttavia, deve essere vagliata attentamente: può accadere infatti che si tratti di una persona interessata a dare una certa immagine della propria cultura, oppure che sia il depositario di una sapienza antica ormai desueta e tracci un quadro affascinante ma poco rispondente alla vita reale.




Per la raccolta dei dati Malinowski usava gli strumenti dell'epoca: carta, matita e macchina fotografica; per la loro elaborazione sintetica riteneva di grande utilità le tavole riassuntive sinottiche, nelle quali con un colpo d'occhio è possibile cogliere un quadro della situazione. Ne sono un esempio le genealogie, carte sinottiche di un certo numero di relazioni di parentela. ln Argonauti sono contenute alcune tavole sinottiche dei riti magici celebrati durante le varie fasi del kula, dal taglio degli alberi per la costruzione della canoa fino al rientro dopo la spedizione.




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